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Fra le tante certezze che la pandemia ha sconvolto, vi è quella sui caratteri di una società "vincente". Di fronte a uno shock inatteso, il modello accentrato dei grandi agglomerati urbani e dei processi produttivi standardizzati, fondato su un freddo efficientismo e su relazioni ridotte all'essenziale, ha mostrato tutti i suoi limiti. Fra le macerie di un'economia da ricostruire e di un tessuto sociale da riconnettere sono emerse invece le potenzialità di una società "calda", non per ragioni climatiche ma perché fondata su un'umanizzazione dei rapporti economici e sociali e finanche della tecnologia. Una società che, depurata dalle antiche tare come l'assistenzialismo e dal mito infelice della decrescita, ha tanto da dire all'Italia di domani. E, partendo da condizioni più svantaggiate, può trainare lo sviluppo dell'intero Paese.